ENERGIA DALL'ACQUA...OPIFICI LUNGO LA TRAVERSATA DI CENTRO CADORE

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In effetti la traversata completa è un percorso da bikers , ma noi ne affrontiamo solo alcune tappe a piedi, da Rizzios a Lozzo, guadagnando comunque la sensazione di aver compiuto una grande impresa che ci ha permesso di conoscere a fondo ogni angolo di questo territorio.

E' sicuramente solo un'impressione … perché per poter dire di conoscere bene questi posti dovremmo ritornarci chissà quante altre volte, ma comunque con il nostro camminare lento e commentato, facendo spazio alle domande, alle idee che ci vengono in mente, ai giochi, alle stramberie…abbiamo il tempo di entrare nel paesaggio e familiarizzare con molti dei suoi elementi. La presenza di bambini di varie età è una grande occasione per me per spaziare l'orizzonte, in tutti i sensi.  Per questo scrivo…da quando cammino con loro.



E' l'ultimo giorno della nostra permanenza in Cadore, abbiamo sulle gambe un buon allenamento…possiamo permetterci un itinerario molto più lungo e ci siamo anche guadagnati, dopo vari dislivelli affrontati, il beneficio che questo sia più facile e pianeggiante…



Al momento della partenza, Rizzios dorme ancora. E' così presto…che decidiamo di perdere un po' di tempo ….girellando per il paese in cerca della casa di Angelo Frescura, fondatore della prima occhialeria in Cadore nel 1878. Delle avventure di Frescura e di come è nata un'industria ne siamo venuti a sconoscenza al Museo dell'Occhiale a Pieve Di Cadore.  
I galli cantano a Rizzios, stamattina, ma per noi dicono …Petener …Petener…chi andrà al museo …capirà!
Per andare a Grea … dobbiamo attraversare il torrente Molinà.
In Cadore la forza delle acque è stata  ed è, in qualche modo, la motrice di molte industrie  e manifatture: dalle occhialerie alle segherie, filande, mulini…oggi nella nostra traversata ne vedremo varie, molte dismesse…alcune funzionanti, seppur solo per scopi museali.

Giunti a Grea, imbocchiamo il sentiero per la Val di Bieggia…e qui ripercorriamo la storia della Longana e di Pedinetto.



Lungo questo tratto di sentiero, sono state installate ogni 300 metri delle tavole che riportano in sequenze la storia della Longana. 
Nella versione domeggese della leggenda un uomo, Pedinetto, si invaghisce di una Longana e la fa sua sposa, a patto che lui non le ricordi mai le sue origini. Dopo anni prosperi, in seguito a una mietitura precoce del grano da parte della Longana che aveva previsto una tempesta, l'uomo la insulta chiamandola "piè di capra" e la Longana sparisce nei boschi lasciando i figli nati dall'unione. Come dicevo in un altro post , tra le varie leggende ascoltate, questa è quella in cui emerge più forte la umanizzazione di queste creature. Qui la longana è al pari di ogni altra femena cadorina; fatica dalla mattina alla sera…e anche questo suo potere di prevedere le condizioni meteorologiche, tanto influenti nella economia dei campi, credo sia più diffuso di quello che si crede…storie di donne sensitive, intuitive…storie di tutte…un po' streghe, un pò anguane. 

Ovviamente, come vuole la tradizione, il sentiero della longana ci conduce ad una fonte, sul fondo del fosso di Bieggia. 
Da qui in avanti…io e i ragazzi ne avremo delle belle per attraversare la Val Bersaglio e rintracciare il sentiero per il Pian Gran.
Manca infatti la documentazione fotografica…eravamo troppo impegnati a ritrovare una traccia di sentiero completamente cancellata da piccole frane, alberi caduti, disboscamenti vari…beh chi la dura la vince. L'abbiamo setacciata tutta …e alla fine ne siano usciti fuori…peccato che il punto in cui siamo usciti…non era presente in mappa. Voi direte come è possibile? 
Una nuova, bella strada silvopastorale…spuntata fuori questo scorso inverno…( così mi diranno due signori del posto incontrati troppo tardi mentre ridiscendevo) che ci disorienta non poco e che ci porta fuori rotta. Facendo appello alla memoria, al senso di orientamento e alle parole del mio maestro Fazion : " noi camminiamo nella nostra mente"…mi decido, dopo aver percorso 200 metri di dislivello in più per una lunghezza di circa 2 km senza ritrovarmi nessun punto di riferimento, a tornare indietro. 

La nuova strada ha cancellato l'attacco del sentiero per Domegge…ma noi duri come le dolomie…lo troviamo più in basso, pure ben segnalato…sul posto…la prossima volta mi procurerò una mappa aggiornata, se esiste.


Dopo le divagazioni…arrivare a Domegge è un attimo. Pranziamo in una locanda storica e ripartiamo per Lozzo.



A Lozzo ci attende la visita al percorso dei mulini ad acqua.
Alle 16.00 siamo davanti ad uno fra i più importanti siti di archeologia industriale di tutto il territorio cadorino.



" ... Il Cadore, fino agli inizi di questo secolo, presentava vari opifici al cui interno vi erano macchine ad acqua che sfruttavano in modo diverso l'energia ottenuta per mezzo di un impianto idraulico.
Lungo il corso del Rio Rin a Lozzo di Cadore si svilupparono nei secoli numerose attività artigianali. Come risulta dalle " Anagrafi Venete" del 1766, a Lozzo vi erano: dieci ruote da mulinoda grani, una sega da legname, un follo da panni di lana, sedici "telari"  da tela e cinque mole
Per tale motivo la "roggia dei mulini" è sicuramente uno degli esempi più interessanti d'archeologia industriale presente sull'intero territorio cadorino, in quanto vi si possono trovare gran parte delle attività preindustriali legate allo sfruttamento della forza idraulica ed il loro modificarsi nel tempo [...]". Ho tratto queste righe di presentazione dall'introduzione del libretto "La Roggia dei Mulini lungo il Rio Rin" scritto da Caterina Dal Mas. Il percorso è documentato molto bene anche online  e ci stupisce, ci appaga dopo la lunga camminata.



La centralina elettrica di Leo Baldovin, a monte di tutto il percorso, merita però due parole in più. 
Leggo nel pannello esplicativo e riporto fedelmente…a testimonianza dell'ingegno di questi uomini.

La ditta dei fratelli Baldovin Carulli ( che avevano la segheria e falegnameria) aveva costruito nel 1915 una centralina in fondo al paese in località "Ronzie", su progetto dell'ing. G. De Zolt. Nel 1916 erano già state costruite le opere "...per derivazione d'acqua dal Rio Rin presso l'abitato di Lozzo di Cadore per produzione di forza motrice a scopo industriale e precisamente per lavorazione del legname…". In data 24 agosto 1926 il podestà comunicava ai fratelli Baldovin Carulli l'approvazione della "domanda per la concessione del permesso di passaggio con tubazione di cemento per la conduttura lungo la strada vicinale Spesse-Manadoira dell'acqua necessaria all'impianto di un'officina per la produzione dell'energia elettrica". Il 20 novembre 1926 la ditta dei fratelli Baldovin Carulli aveva già presentato al presidente del R. Magistrato alle Acque il progetto del geom. Marco Baldovin per la realizzazione della conduttura dell'acqua lunga 662,35 m, del diametro di 30 cm e un salto di 70,16 m, per far funzionare i motori dell'impianto della centralina. Nella centralina ci sono: una turbina Pelton tipo svizzero, n°53 con un getto ad ago; un regolatore di velocità e un alternatore trifase acquistati nel novembre 1926 dalla ditta "Officine - fonderie A. Pellizzari e figli", di Arzignano (Vicenza); una turbina Pelton, reostati e alternatore trifase acquistati nel maggio 1929 presso la ditta "Ercole Marelli e C.S.A."- filiale di Padova. I due gruppi turbina-alternatore hanno una potenza complessiva di 32,77 HP. Dalle concessioni d'acqua pubblica ad uso industriale della provincia di Belluno degli anni '30 risulta che i fratelli Baldovin avevano una concessione dal 26/06/1928 per anni 30. Nel 1958, per rinnovare questa concessione, la ditta Baldovin Giovanni fu Gaspare dovette ripresentare i rilievi dell'impianto idroelettrico sul Rio Rin "Le Spesse-Lozzo". L'alluvione del 1966 distrusse parte della condotta e la centralina rimase inattiva per qualche mese. Nel 1989 l'azienda Baldovin Carulli dovette rinnovare la concessione dell'acqua, ripresentando i rilievi dell'impianto effettuati dall'impresa Hydroenergy S.r.l. di Belluno. Le spese sostenute nell'anno 1928 per l'impianto dell'officina per la produzione d'energia elettrica furono pari ad un totale di £.225.207. Tra i costi maggiori vi erano: costruzione e trasporto di n.452 m di tubo in c.a. a £.96 il ml £.43.416; tubi in acciaio dagli stabilimenti di Dalmine Bergamo m 209,75 a £.160 il ml £.33.913; costruzione centralina in c.a. £.10.750; gruppo turbina alternatore Pellizzari £.33.027; gruppo turbina alternatore Marelli £.36.074; quadro di manovra £.1.920; costruzione linee del trasporto di energia compreso materiali £.40.500. La centralina inizialmente serviva l'intero paese, mentre oggi fornisce energia elettrica a circa 200 utenti ( e vi sembrano pochi? La diga sul Lago di cento Cadore ne fornisce solo 68…e l'impatto è di sicuro maggiore) L'acqua in uscita dalle turbine per mezzo del canale di scarico viene restituita alla roggia sotto stante che un tempo alimentava vari opifici.

Dopo aver letto questa storia, quassù, ci sediamo attoniti e in silenzio di fianco ai lavatoi ricavati dall'acqua di scarico della turbina. Roba da non credere!



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Da Rizzios a Lozzo

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INFO BOX
Località attraversate Rizzios, Grea, Domegge, Lozzo.
Km: 10 + 10 oppure per il ritorno organizzarsi con Dolomiti Bus 
Dove mangiareA Domegge, Bar Serenissima
Cosa visitare A Lozzo, Percorso La Roggia dei Molini 


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