NA VITA DE FADìE

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Mentre arranco per il bosco lungo il sentiero per Dubiea, pregustandomi il piacere di arrivare ai piani in cima…me le immagino le donne cariche di fieno o con la gerla della legna, piegate come giunchi, su e giù per la montagna.
Ora io lo faccio per escursionismo una mattina delle mie vacanze, con il mio bel zainetto mezzo scarico e me ne vanto pure…ma quando arrivo ai tabià e alle casere del grande pascolo di Dubiea ho il tempo di pensare meglio a loro che lo facevano tutti i giorni, tutto l'anno, a seconda delle stagioni per diversi motivi: il fieno, gli animali, la legna…per tutte un carico da portare e anche per i bambini.
E questa una sola parte delle loro attività…poi c'era la casa, i lavatoi, la cucina, la filatura della lana, il cucito, i figli, l'orto e poi più tardi magari anche il lavoro in occhialeria…na vita de fadìe, senz'altro.


Non c'è in questo che scrivo, né buonismo né angelismo…ho in testa le Sabina, Anna, Angela e le altre raccontate da Giovanna Zangrandi, nei suoi romanzi, donne che hanno attraversato la prima guerra mondiale, la seconda e la resistenza con la loro immensa dignità, seguendo il richiamo del sangue, l'etica profonda di tutte queste donne faticatrici: madri arcaiche - dee - regine del Cadore.


Di queste fatiche rimangono molti segni ai piani di Dubiea, ci sono le tabià, le stalle, le casere …anche i ruderi di un piccolissimo villaggio e in fondo la chiesetta di S. Osvaldo, quotata 931 m slm piena di antiche iscrizioni. Questo genere di economia rurale montana non è completamente dimenticata in Cadore,  Luigino, l'oste  del Covo dei Zater, il giorno prima della nostra ascesa, ci aveva detto che i Tabià e i ricoveri di Dubiea sono ancora usati da qualcuno per i cavalli, ma noi non abbiamo la fortuna di incontrarli.



Il piano è romito oggi, completamente desolato è il nostro palcoscenico in quota per qualche ora di relax. La prospettiva è quasi a 360 gradi. 
Neanche le anguane si sono fatte vive dal loro "bus"…


Avevamo, dunque, indicazioni precise di dove andarle a cercare…dopo la croce Al Bec…si prosegue fino a che si sente provenire da un crepo un'aria gelida…è il loro buco, il bus.
Occorre tendere l'orecchio e ascoltare…


Riflettendoci bene…ritroviamo anche nelle leggende cadorine delle anguane …la durezza della vita quotidiana delle donne di un tempo. Le longane (anche così venivano chiamate) le troviamo sempre a faticare quando incontrano gli umani: lavandaie, dedite alle messi, dedite alla casa, ai figli…è così nella storia della Longana e di Pedinetto da Deppo… sulle cui tracce andremo domani.


Il rientro a Perarolo dai Piani di Dubiea lo effettuiamo prendendo la mulattiera che scende dietro una teleferica che portava il legname a Valle. Tutto ripido e in discesa, ci impieghiamo 3 ore, massima concentrazione fino a raggiunger la ferrovia, attraversarla ed effettuare l'ultimo tratto  lungo il torrente Boite. Nonostante l'impegno e la fatica non possiamo fare a meno di fare fin troppe fotografie del paesaggio.

Ai Piani di Dubiea


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INFO BOX
Località Perarolo, Piani di Dubiea
Notizie sulla escursione Anello Perarolo, Dubiea Tabià del Bel, S. Osvaldo, Perarolo. Mappa escursionistica Tabacco 016. Km: 6 c.a Dislivello: 400 m. Altre possibili escursioni a Dubiea.
dove dormire A Perarolo: Appartamenti Le Mat, B&B Il Cidolo
dove mangiare A Perarolo Al Covo dei Zater
cosa visitare A Perarolo: Palazzo Lazzaris, Museo del Cidolo.


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