ANDREA DA CORTÀ: Tra musica, strumenti e tradizione

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A distanza di qualche anno, ancora col ricordo di quel suono da creare per un lavoro e che Andrea in maniera così precisa e sensibile era riuscito a materializzare, mi reco nella sua settecentesca casa di Pieve di Cadore dalla porta scolpita e affacciata sui monti.
Entrando un solido profumo d’antico mi accoglie e dentro a quelle spesse mura tra libri, strumenti e il loquace canarino Beppino, mi siedo. La voce di Andrea mi racconta di quando già da ragazzino, cercando suoni nuovi , sostituiva con una canna di bambù il testale del flauto di scuola, di quando arriva un momento nella vita dove qualcosa si manifesta e ti fa bollire il sangue, ti fa perdere il sonno, ti incuriosisce.
Questo qualcosa, per lui, era legato al passato, al suono ladino degli anziani della locanda, ai vecchi tabià, a delle sonorità non quotidiane che lo hanno fatto partire appena maggiorenne in un viaggio d’andata per il mondo aprendosi a diverse culture, ad un diverso sentire, a floride esperienze musicali, all'osservazione di grandi maestri costruttori e liutai che gli hanno fatto maturare, nella lentezza di una paziente esperienza e di una consapevole assimilazione, l’arte del creare e del suonare moltissimi e particolarissimi strumenti.

La stanza dove li custodisce è come la sua musica: ti porta in un’altra dimensione.
Accompagnata in una passeggiata di parole e suoni, immersa tra quegli innumerevoli strumenti restaurati o costruiti pezzo dopo pezzo nel laboratorio di Andrea, curiosando tra organetti diatonici di fine ottocento, cetre, dulcimer, arpe, liuti, cornamuse e flauti, si respira un’aria di storie vicine all’uomo, di elementi e paesaggi naturali, di atmosfere ed emozioni, di potenti radici arcaiche spesso dimenticate ma presenti.
Se solo penso che ci sono 27 banjo nascosti per la stanza oltre a quelli in vista, mi sento letteralmente in minoranza e circondata da questi incantevoli manufatti vibranti che sembra abbiano un’aura e una personalità umana.
Il pensiero di che sonno e di che sogni possa avere Andrea nel suo letto esattamente al centro della camera e galleggiante tra queste presenze che emettono sonorità mi incuriosisce non poco!
Vederlo abbracciato in una sorta di fusione con ogni suo strumento è un’esperienza meravigliosa, che sospende…e fa sentire come le sue originali composizioni, intrise di echi tradizionali vicini o provenienti da tutto il mondo, possano cullare e rendere liquidi i pensieri, possano scavare dolcemente dentro o far rinvenire gioiosamente i sensi.
Da alcuni anni Andrea ha timbrato il biglietto di ritorno ed è più stanziale in Cadore, ha avuto ed ha sensibili occhi per vedere quanto c’è da esplorare in terra locale e quanto la musica possa ancorarsi ed essere generatore di tessuto sociale.
Per intercettarlo, oltre ai concerti organizzati con il gruppo Al Tei e de La compagnia del Bel Bambin, se si passa per Perarolo vale la pena fermarsi Al covo dei Zater, esattamente sotto le bandiere del municipio, e chiedere al proprietario Luigino se magari quella sera ospiterà nel suo accogliente locale una sua informale improvvisata , rigorosamente dell’ultimo minuto e spesso accompagnata da amici musicisti, per respirare un po’ di quell'aria che lega, di quei suoi accordi mistici o giocosi che saranno sicuramente contagiosi.

Storia scritta da: Susanna Cro 



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