RICORDI DI TRADIZIONI LONTANE…LA STUA DI PADOLA

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Quel pomeriggio di maggio avevo una cosa ben precisa in testa: curiosa di vedere direttamente ciò che molti testi descrivono, mi sono decisa a raggiungere la STUA di Padola.
Ho preso la macchina e percorrendo la strada statale sono arrivata da Santo Stefano a Padola, splendido paese incorniciato da boschi e montagne.
Prima di arrivare in piazza ho parcheggiato la macchina sulla sinistra, davanti ad alcune case, chiedendo cortesemente il permesso ad una gentile vecchietta, che con la scusa di una parola ha approfittato per raccontarmi un po’ della sua giornata.
Scendo poi tra le curate case vicine, dove vedo la gente intenta a svolgere le proprie faccende, accompagnata dall’abbaiare dei cani che curiosi mi inseguono lungo la rete dei loro recinti.
Arrivo davanti ad una semplice indicazione con scritto LA STUA, che mi dirige verso una diritta stradina sterrata.



In fondo alla strada mi soffermo sulle prime dettagliate indicazioni ed oltre queste non posso non notare l’imponente mole della stua che permetteva la fluitazione del legname.



ACQUA e LEGNAME, beni preziosi ed indispensabili per l’economia del Cadore.


Le piante locali erano trasportate via fiume (mnàdä) per essere commerciate ed arrivavano prevalentemente a Venezia, per la costruzione dei palazzi e le navi dell’Arsenale.
La fluitazione veniva regolata lungo i corsi d’acqua dai menadàs, che convogliavano le piante verso la giusta direzione, fino al loro arrivo presso i cidoli. Il cidolo sul Piave di Perarolo era il punto di raccolta delle taglie (unità di misura con la quale venivano selezionate le piante), anche quelle provenienti dai boschi del Comelico.
Dove la forza del corso d’acqua non era sufficiente al trasporto delle taglie, venivano realizzate le chiuse, come la stua di Padola; l’acqua incanalata in questa diga artificiale, veniva rilasciata con forza in modo da trascinare i tronchi disposti sulle sponde.


Scendendo poi all’interno della stua, raggiungibile attraverso una ripida strada serpentina, si ammira la struttura in pietra d’inizio Ottocento, coperta recentemente in legno, anche se un tempo doveva essere totalmente realizzata in questo materiale (1500). 


Internamente due piccoli ambienti accolgono il visitatore: una stanza dove è illustrata la storia della stua e della fluitazione del legname, all’opposto un ambiente dove colpisce l’affresco realizzato da Vico Calabrò.



L’affresco illustra I lavori del bosco, andando a rendere visibile ciò che è solamente immaginabile ed accompagnando la sensazione di storia, ormai lontana, che inebria questo prezioso luogo, ricco di tradizioni montane cadorine.


INFO BOX
Località Per raggiungere Padola: percorrere la SS52 da Santo Stefano di Cadore, per Dosoledo e poi Padola.
Cosa altro visitare nei pressi Val Comelico 


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