Questa è la storia di un tizio particolarmente confuso, con la fortuna però di essere inserito in un contesto di certezze rocciose, cosi rocciose da ricordare i massicci che circondano il Cadore.
La confusione del nostro protagonista era figlia di un tremendo interrogativo. "Cos'è per me il Cadore?" "Sono un turista?" "Sono un accolto o sono un accogliente?"

Il nostro viaggiatore fin da piccolo aveva avuto modo di assaggiare la zona, i paesi li conosceva a menadito, eppure nonostante la bellezza naturalistica di quei posti importanti per lui, avvertiva un senso di incompletezza.
Lo studio lo aveva portato lontano da quella realtà, il fuggire sembrava un passaggio obbligato per avere successo nella vita, le grandi città offrivano molto di più, più opportunità e più possibilità di gratificarsi.
Ma gli anni passarono, e la strana danza della vita, che non ha passi studiati e previsti ma viaggia a ritmo del destino, aveva portato il Cadore ad essere presente nella sua quotidianità, in maniera silenziosa, in punta di piedi, quasi timida, ma il Cadore era diventato una costante. E' proprio la quotidianità che aveva fatto scattare nella testa del nostro pseudo-viaggiatore una scintilla, l'effetto era quello di una macchina fotografica che da sfuocata mette a fuoco tutto ciò che è in grado di riprendere, anche il più piccolo dettaglio rendeva la foto magnifica e unica, una foto che non si poteva stampare e archiviare in qualche album che di li a poco avrebbe preso polvere, era una foto impressa nel suo cuore, e si sa bene che la polvere nel cuore non si deposita mai. Il viaggiatore aveva capito che non erano le montagne, i boschi e nemmeno la buona cucina cadorina a fare del Cadore un grande posto di accoglienza ed emozioni, ma parole (spesso poche ma intense), una pacca sulla spalla e la gioia di condividere. Il pensiero del viaggiatore confuso era ormai deciso.

Il viaggiatore confuso.


Che posti!” Mi ripetevo sempre.
Passavo per il Cadore regolarmente, per lavoro:
Ma come fanno a stare lassù? Impossibile, solo montagne, paesi dispersi……….mai un’anima in giro, che desolazione!!!”. Questo pensavo quando passavo per quei paesi in macchina, su quelle strade tanto strette e tortuose quanto sconnesse. Da mal di stomaco.
Quel giorno di inizio primavera mi alzai di buonora l’umore ovviamente era quello che vi potete immaginare……rassegnato! Dovevo andare al lavoro e per lo più passando per il Cadore.
Venezia Belluno in 40 minuti, Belluno-lavoro in 2 ore, prima o poi avrebbero costruito quella tanto sospirata superstrada comoda e scorrevole, mi ripetevo sempre.
Ed ecco, tanto per non farsi mancare niente, l’imprevisto sconvolse il solito copione, la macchina in panne!! Ero fermo in mezzo al nulla, che fare??? Mi sposto dalla strada statale e sorpreso mi accorgo che dal nulla un piccolo borgo mi si palesa davanti: vie anguste, case storiche e architetture tradizionali, profumo di storia e di vita vissuta, di tradizione.
Un dubbio iniziò a pervadermi: “Mah..forse il Cadore ha qualcosa da raccontare?”.
Poco più in la una signora sull’uscio di casa coglie la mia perplessità:
Signore, signore cosa ci fa disperso in questo posto fuori dal tempo?” . Spiegando la mia situazione noto subito il suo fare cordiale e semplice, accogliente. 



Con un cenno mi invita a seguirla rassicurandomi che mi avrebbe aiutata. Senza accorgermi mi ritrovai in una piazza vestita a festa:
Ma dove mi sta portando?? Devo sistemare la mia automobile!!”. Ovviamente la mia giornata lavorativa era andata a farsi benedire.
“Caro giovanotto stia tranquillo, mi dia una mano con gli animali, oggi è la sagra del paese si goda la montagna, il suo ritmo e le sue bellezze!!”
Fu cosi che mi ritrovai immerso in modo speciale ad imparare cose di cui non mi sarei mai immaginato, con gente fantastica, interessante……unica!!
A fine giornata, ovviamente dopo aver sistemato la mia macchina, tornando verso casa da quel posto fantastico una convinzione era ormai parte di me:

IL CADORE É UN POSTO DA RACCONTARE!


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